Gradara – La tragedia di Paolo e Francesca

17 Giugno 2014

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  1. *Astrella
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    Gradara – La tragedia di Paolo e Francesca




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    La rocca di Gradara, nelle Marche, è un eccellente esempio di castello medievale e rinascimentale, con ai piedi un bel borgo antico. La sua fama, però, è dovuta anche alla tragedia di Paolo e Francesca, che ispirò uno dei più celebri canti della Divina Commedia dantesca.


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    STORIA, FASCINO E LEGGENDA DI UN BORGO MEDIEVALE – Gradara è un luogo incantato. Alta sopra una collina verdeggiante, a dominio della pianura e della costa, è una delle mete preferite dai villeggianti del vicino litorale adriatico. Le sue origini risalgono ai primi anni dopo il Mille, anche se le prime notizie documentarie si hanno solo nel XII secolo.


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    Gradara è una delle più compiute espressioni di una tipologia urbanistica, un tempo assai frequente, di cui oggi sono rimasti relativamente pochi esempi: quella rocca o castello feudale a cui si ‘intestano’ le mura di un abitato, così che le due fortificazioni si rafforzino a vicenda, essendo intimamente collegate. Ed è una delle pochissime in cui si può ancora rivivere l’esperienza di camminare su tutto il giro delle mura, così come succedeva nel medioevo. Furono i Malatesta a farvi erigere prima una cinta muraia per proteggere l’abitato e successivamente, sulla parte più alta del colle, la rocca signorile.


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    La rocca, con il suo massiccio perimetro quadrangolare rafforzato da torri angolari con apparato a sporgere, è molto suggestiva. Il suo aspetto attuale è frutto dei restauri compiuti negli anni Venti del Novecento, quando furono aggiunti anche gli arredi e le suppellettili attualmente visibili all’interno: qui si trovano anche numerose opere d’arte di notevole valore.


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    Nel 1463 Gradara passò agli Sforza i quali, con ogni probabilità, le diedero l’aspetto che ancora oggi in parte conserva. Agli Sforza seguirono i Della Rovere, finche nel 1632 il borgo passò tra i diretti domini della Chiesa. Dopo alcuni secoli di decadenza, la rocca fu restaurata nel 1920.


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    LE TORRI SCUDATE – Tra i vari artifici studiati nel corso del tempo a scopo difensivi, uno dei più caratteristici è la torre ‘scudata’, che si può tuttora vedere nella cinta muraria del borgo di Gradara. Si tratta, in sintesi, di una torre che si presenta all’esterno in forma quadrata, ma che invece è a forma di “C”, in quanto mancante della parete verso l’interno. Così se un assalitore riusciva, nonostante gli sforzi dei difensori, a impadronirsi della torre, non poteva usarla contro gli originari possessori.


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    Anzi, si trovava esposto senza riparo al tiro dei difensori. Molto usato fin dall’epoca classica, questo tipo di torre ebbe particolare fortuna nelle cinte urbane medievali, dove i tratti di mura da difendere erano lunghi e poteva capitare facilmente che un punto venisse conquistato.


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    TRAGEDIA DELLA GELOSIA – Il ‘pezzo forte’ della visita alla rocca di Gradara è, per la maggior parte dei turisti, la cosiddetta camera di Francesca, dove si sarebbe svolta la tragedia della gelosia cantata da Dante, nel quinto canto dell’Inferno della Divina Commedia. La sorte di Paolo e Francesca, gli innamorati traditi da un libro galeotto e colti sul fatto da un marito geloso, commuove ancor oggi tutti coloro che si affolano a visitare la rocca.


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    Francesca, figlia di Guido Minore da Polenta, andata in sposa nel 1275 a Gianni ‘il Ciotto’ (lo Sciancato) Malatesta, signore di Rimini, fu sorpresa in flagrante adulterio con il cognato Paolo e uccisa con lui da marito, presumibilmente tra il 1283 e il 1286. e poco importa che l’ambiente e la rievocazione siano certamente fasulli, e che quasi certamente la tragedia non avvenne nella rocca. Quasi tutti soggiacciono al facsino del ‘borgo degli innamorati’, dove si consumò la loro passione.


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    La stanza di Francesca




    LA ROCCA E IL BORGO: INSOLITA SCOPERTA
    Sulla porta della ‘torre dell’Orologio’, accesso al borgo, si trova lo stemma della famiglia Malatesta, signori di Gradara per duecento anni.


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    La ‘rocca’ con le mura e le torri angolari, è stata pesantemente restaurata negli anni Venti del Novecento. Pur condotto con i criteri dell’epoca, oggi discutibili, questo restauro ha permesso la salvaguardia della fortificazione, altrimenti destinata alla decadenza. L’interno della rocca conserva, in alcune sale, affreschi rinascimentali. Merita una visita la ‘cappella’, il cui altare è ornato da una terracotta invetriata eseguita da Andrea della Robbia.


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    Il ‘Museo storico’ cittadino ospita, fra l’altro, un’interessante raccolta di armi e la stanza delle torture.
    Alla Pinacoteca comunale è esposta una pala di Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, la ‘Madonna e santi’, risalente al 1484.


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    Fonte: http://favoladellabotte.blogspot.it/2011/0...di-paolo-e.html
     
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