La Leggenda dei 47 Rōnin

01 Luglio 2014

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    La Leggenda dei 47 Rōnin



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    (Stampa di Kunikazu Utagawa)



    I Quarantasette Rōnin erano un gruppo di samurai al servizio di Asano Naganori (il cui titolo era Takumi no Kami), rimasti senza padrone (e quindi divenuti rōnin), dopo che il loro daimyō venne costretto a commettere seppuku (il suicidio rituale giapponese) per aver assalito il maestro di protocollo dello Shōgun, Kira Yoshinaka (che aveva il titolo di Kōzuke no suke), il quale lo aveva insultato.

    La Storia

    Asano Takumi Naganori (1667-1701), capo di un ramo del potente clan Asano, signore del castello di Ako, nella provincia di Harima, fu scelto dallo Shogun Tokugawa Tsunayoshi, per essere uno dei feudatari (Daimyo) inviati presso la corte di Kyoto in visita ufficiale alla famiglia imperiale.
    Per assisterlo in questo compito, e istruirlo sull'etichetta di corte, gli venne affiancato un maestro di protocollo, Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702).
    Kira pare si aspettasse di essere ricompensato con denaro e regali di valore per questo incarico, mentre Asano lo riteneva un compito doveroso assegnato dallo shogun.
    Tra i due sorsero contrasti, con Kira che cercava di mettere in imbarazzo il suo allievo. Nell'aprile del 1701, nel palazzo dello Shogun, la situazione degenerò.

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    (Asano Takumi Naganori)



    Kira insultò Asano pubblicamente, questi sfoderò la spada ferendolo leggermente. Il gesto era molto grave in quanto nella residenza imperiale era assolutamente proibito usare le armi.
    Asano nel corso degli interrogatori non cercò di difendersi. Asserì, invece, di essere dispiaciuto di non essere riuscito ad uccidere Kira.
    Per questo, alla fine dell'inchiesta, Asano venne invitato a compiere il suicidio rituale (seppuku) decretando la confisca dei suoi beni, la condanna agli arresti domiciliari del fratello Daigaku e lo scioglimento del suo clan composto da 321 samurai.

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    (Kira Kozukenosuke Yoshinaka)



    Asano naturalmente obbedì e per salvare il suo onore si suicidò.
    Quando la notizia giunse al castello di Asano gettò nello sconforto e nell'incertezza i suoi uomini. Alcuni erano favorevoli a disperdersi mentre un altro gruppo era intenzionato a difendere il castello e a dare battaglia.
    Oishi Kuranosuke Yoshio suggerì di abbandonare il castello e di lasciare che la confisca avvenisse pacificamente aspettando un momento piu' propizio per combattere e vendicarsi di Kira riabilitando il nome della famiglia Asano.
    Così il gruppo dei samurai di Asano, ormai diventati rōnin (guerrieri senza padrone), cominciarono a studiare un piano di vendetta.
    Kira, intanto, aspettandosi una reazione aveva notevolmente incrementato la sua guardia personale e le misure di sicurezza del suo palazzo.

    Il piano di Oishi, quindi, fu di fare calmare le acque, annullando ogni sospetto. Per questo agì con calma, astuzia e molta cautela.
    I 59 rōnin che aderirono al piano di Oishi nascosero le loro armi disperdendosi in maniera plateale: alcuni cercarono altri ingaggi mentre altri, tra i quali lo stesso Oishi, si diedero alla vita randagia, come se avessero perso ogni speranza per il futuro.
    Oishi, sapendo che quello che stava per fare avrebbe avuto conseguenze gravissime anche per la sua famiglia, divorziò dalla moglie, ma il suo figlio maggiore, Chikara, decise di combattere a fianco del padre.

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    (Oishi Kuranosuke Yoshio)



    Per mascherare le sue reali intenzioni Oishi cominciò a frequentare le case malfamate di Edo gozzovigliando in compagnia di prostitute e facendosi coinvolgere in risse tra ubriachi.
    Un giorno un samurai di Satsuma incrociò Oishi, che si fingeva ubriaco in strada, e gli sputò addosso dicendogli che non era più un vero samurai.
    Ma quello che contava era solo la loro missione: alcuni travestiti da monaci raccoglievano informazioni, altri avvicinarono gli uomini di Kira nelle case di piacere. Uno dei ronin arrivò a sposare la figlia del costruttore del palazzo di Kira per conoscerne tutti i segreti. Dopo circa un anno Kira pensò di non essere più in pericolo e rilassò la guardia.

    Era giunto il momento di colpire.

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    Il 14 dicembre del 1702 era una notte fredda e nevosa. I 47 rōnin rimasti si riunirono (12 avevano abbandonato il progetto) e dopo aver recuperato dai nascondigli armi ed armature, si recarono al palazzo di Kira, dividendosi in due gruppi di attacco.
    Per muoversi indisturbati in gruppo si erano travestiti da spegnitori di incendi: il primo gruppo, guidato dal figlio di Oshi, scavalcò la recinzione sul lato posteriore del palazzo mentre il secondo, capeggiato dallo stesso Oshi, forzava l'ingresso principale abbattendo il cancello.
    Un colpo di tamburo avrebbe dato il via all'attacco, mentre un suono di fischietto avrebbe comunicato che Kira era stato trovato. I 61 samurai di guardia furono presi completamente di sorpresa, tentarono di resistere, ma furono letteralmente travolti. Molti perirono o rimasero a terra feriti, mentre solo uno dei rōnin attaccanti perse la vita.

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    Kira fu scovato nascosto in un ripostiglio, Oishi gli offrì la possibilità di suicidarsi ma Kira chiese pieta' offrendo denaro in cambio della vita. Oishi gli tagliò la testa con la stessa spada che Asano aveva usato per darsi la morte.
    La testa, pulita e lavata, fu riposta in una cesta e portata al tempio dove Asano era stato cremato.
    La cesta e la spada di Asano furono poste ai piedi della tomba del signore di Ako per onorarne lo spirito.
    Oishi mise la spada alla base della lapide con l'impugnatura rivolta alla tomba e la lama verso la testa di Kira e depose uno scritto diretto al suo signore:
    "Signore siamo venuti qui oggi per rendervi omaggio. Non avremmo osato presentarci di fronte a voi prima di aver portato a termine la vendetta da voi iniziata. Ogni giorno di forzata attesa ci è parso lungo come tre autunni. Ora, signore, abbiamo scortato Kira fin qui, davanti alla vostra tomba e vi riportiamo anche questa spada che tanto valore ebbe per voi lo scorso anno e che ci avete affidata. Vi preghiamo di impugnarla per colpire una seconda volta la testa del vostro nemico, liberandovi così, per sempre , dal vostro odio."
    Questa azione naturalmente suscitò grande clamore e perplessità.

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    I 46 rōnin superstiti, infatti, non avevano fatto altro che mostrare la lealtà verso il loro signore secondo i dettami del Bushido, ma avevano anche infranto la legge dello Shogun che proibiva le vendette personali.
    Inoltre la decisione di costringere Asano al suicidio e di confiscarne i beni senza prendere alcun provvedimento nei confronti di Kira, da molti non era stata accettata con favore risultando impopolare, al punto che uno degli ispettori incaricati delle indagini aveva protestato contro il verdetto ed era stato degradato.

    Ma l'ordine doveva essere tutelato così il magistrato (Bakufu) e a tutti i 46 rōnin fu ordinato di suicidarsi.
    Il 4 febbraio 1703 Oishi e i suoi rōnin obbedirono all'ordine, i loro corpi vennero poi cremati tutti assieme e tumulati vicino ad Asano nel tempio di Sengakuji (a Tokyo) che ancora oggi é meta di visite da parte di coloro che vogliono onorarne la memoria.

    La leggenda narra che il samurai di Satsuma si recò al santuario e si aprì il ventre per espiare la colpa di aver insultato Oishi sputandogli addosso.

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    www.cultorweb.com/Ronin/47.html
    http://it.wikipedia.org/wiki/Quarantasette_R%C5%8Dnin
     
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