Un'Isola di plastica nel Pacifico + Video

07 Settembre 2014

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  1. Sylvhia
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    Un'Isola di plastica nel Pacifico + Video






    L'Isola di plastica del Pacifico ( in inglese: Pacific Trash Vortex), noto anche come Grande chiazza di immondizia del Pacifico (Great Pacific Garbage Patch), è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante (composto soprattutto da plastica) situato nell'Oceano Pacifico, approssimativamente fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo Nord.
    La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km² (cioè da un'area più grande della Penisola Iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti), ovvero tra lo 0,41% e il 5,6% dell'Oceano Pacifico. Quantunque valutazioni ottenute indipendentemente dall'Algalita Marine Research Foundation e dalla Marina degli Stati Uniti stimino l'ammontare complessivo della sola plastica dell'area in un totale di 3 milioni di tonnellate, nell'area potrebbero essere contenuti fino a 100 milioni di tonnellate di detriti.



    L'accumulo si è formato a partire dagli anni cinquanta, a causa dell'azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico (North Pacific Subtropical Gyre), dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, il centro di tale vortice è una regione relativamente stazionaria dell'Oceano Pacifico (ci si riferisce spesso a quest'area come la latitudine dei cavalli), che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro formando una enorme "nube" di spazzatura presente nei primi della superficie oceanica.


    Scoperta





    L'esistenza della Grande chiazza di immondizia del Pacifico venne prevista in un documento pubblicato nel 1988 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti. Le predizioni erano basate su risultati ottenuti da diversi ricercatori con base in Alaska che, fra il 1985 e il 1988, misurarono le aggregazioni di materiali plastici nel nord dell'Oceano Pacifico.

    Queste indagini trovarono elevate concentrazioni di detriti marini accumulati nelle regioni dominate dalle correnti marine. Basandosi su ricerche effettuate nel Mar del Giappone, i ricercatori ipotizzarono che condizioni similari dovessero verificarsi in altre porzioni dell'Oceano Pacifico, dove le correnti prevalenti propiziavano lo sviluppo di masse d'acqua relativamente stabili. I ricercatori indicarono specificamente la zona di convergenza del Vortice subtropicale del Nord pacifico.

    Una chiazza similare di detriti è presente anche nell'Oceano Atlantico.

    Il primo settembre del 2009 il peso di tale vortice raggiunse i 3,5 milioni di tonnellate.



    I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile. La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB. ( I PCB, policlorobifenili, sono considerati inquinanti persistenti dalla tossicità in alcuni casi avvicinantesi a quella della diossina.)
    Il galleggiamento di tali particelle, che hanno un comportamento idrostatico simile a quello del plancton, ne induce l'ingestione da parte degli animali planctofagi, causandone l'introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei contro uno.

    Ricerche compiute dalla Woods Hole Oceanografic Institution hanno rivelato che il sistema costituisce una nuova nicchia ecologica, informalmente chiamata "platisfera", dove la plastica è colonizzata da circa mille tipi diversi di organismi, eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee, batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi, si ritrovano anche agenti potenzialmente patogeni, come batteri del genere vibrio; la plastica, grazie alla sua superficie idrofobica presenta una maggior resistenza alla degradazione e si presta ad essere ricoperta da biofilm di colonie microbiche.

    Effetto del maremoto giapponese del 2011






    Il maremoto che ha colpito la costa orientale giapponese l'11 marzo 2011 ha provocato un enorme afflusso di detriti nell'oceano, questi galleggiando, spinti dalle correnti si sono distribuiti nell'oceano Pacifico, raggiungendo anche la costa americana. Uno studio condotto nel luglio 2012, ha rivelato che parte dei detriti galleggianti si sono accumulati nel Pacific Trash Vortex accrescendolo fino ad una larghezza di 2000 miglia, di questi solo il 2% non è costituito da plastica.

    L'incredibile sacchetto di plastica (Video in lingua originale attivare sottotitoli)

    by Smettere di lavorare







    http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_plastica_del_Pacifico
     
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