La Mummificazione nell'Antico Egitto

01 Ottobre 2014

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  1. Sylvhia
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    La Mummificazione nell'Antico Egitto






    Molti popoli antichi utilizzavano la mummificazione per conservare i corpi dei defunti ma è in Egitto che si è evoluta la tecnica più complessa che ha permesso che gli antichi corpi arrivassero fino a noi consentendoci di ottenere importanti informazioni su questa meravigliosa civiltà.
    Gli antichi egizi credavano che l'anima sopravvivesse dopo la morte, ma perchè ciò avvenisse il corpo del defunto doveva rimanere integro.
    I primi corpi mummificati dell'Antico Egitto risalgono all'epoca predinastica, periodo in cui i defunti venivano deposti, raccolti in posizione fetale, in tombe poco profonde. Il clima secco e molto caldo ha consentito la naturale mummificazione dei corpi.



    Non è chiaro, però, se in questo periodo il culto dei morti fosse già una pratica comune.
    Successivamente iniziò la sepoltura in tombe con coperture artificiali. Il defunto veniva avvolto in bende sulle quali veniva poi versato del gesso che veniva modellato sulla forma del corpo con attenzione per i lineamenti del viso e poi, una volta asciutto, dipinto.
    Il processo di mummificazione progredì raggiungendo i migliori risultati nel periodo chiamato Nuovo Regno, il periodo che comprende la XVIII , XIX e XX dinastia..
    All'inizio la mummmificazione era riservata solo ai Faraoni, poi gradualmente si estese a tutti coloro che potevano permettersi di pagarne il costo, ci sono documenti che attestano che era possibile richiedere una trattenuta sul salario per pagare la sepoltura.

    (Sethi I)


    Il compito di preparare il corpo affichè restasse intergro per l'eternità era affidato agli imbalsamatori, che univano conoscenze di anatomia umana e chimica a rituali religiosi, dovevano agire con rapidità per evitare che il cadavere iniziasse a decomporsi a causa del clima caldo dell'Egitto.
    Erano specialisti che lavoravano in laboratori appositamente attrezzati, in prossimità del Nilo o di uno dei suoi canali (per i diversi lavaggi che subiva il corpo durante le diverse fasi del lavoro). Il completamento del processo di imbalsamazione richiedeva circa 70 giorni, circostanza che permetteva anche di completare la tomba del defunto.
    l primo passo del processo consisteva nella rimozione dal corpo degli organi interni, la cui presenza avrebbe potuto accelerare il processo di putrefazione. Il cervello veniva rimosso dalla scatola cranica grazie ad uncini metallici inseriti attraverso le narici. Polmoni, stomaco ed intestini venivano rimossi attraverso un'incisione sull'addome. L'unico organo che non veniva rimosso era il cuore che veniva considerato la sede dell'anima.



    Gli organi interni rimossi venivano conservati all'interno di speciali vasi, detti vasi canopi, chiamati così da Canopo, una città sul delta del Nilo, aventi le fattezze dei quattro figli di Horus. Questi vasi venivano deposti nella tomba durante i riti funebri e consegnati con il defunto alla nuova vita eterna. Secondo le scritture, il cuore veniva poi pesato su una bilancia da Anubi, confrontandolo con una piuma, simbolo di "leggerezza dell'anima", quindi di giustizia. Nel caso la piuma fosse stata più pesante del cuore, avrebbe garantito la vita eterna al possessore. In caso contrario, questi veniva dato in pasto all'essere ibrido Ammit detta la "Divoratrice". Essendo il cuore simbolo della vita, questo gesto rappresentava la morte eterna dell'individuo
    In epoca tarda anche gli organi interni subirono il processo di mummificazione e di avvolgimento con bende di tela per poi essere reintrodotti nell'addome ma i vasi canopi, anche se ormai privi di utilità pratica, continuarono ad essere deposti nelle tombe.

    Dopo l'asportazione degli organi, si procedeva alla disidratazione del corpo, immergendolo per un periodo di circa 40 giorni in natron, un sale di sodio esistente in natura che si depositava nelle pozze di esondazione del Nilo dopo il loro prosciugamento.
    Il corpo svuotato dagli organi veniva poi lavato con vino di palma che grazie al suo elevato tasso di alcool impediva lo sviluppo dei batteri decompositori.
    Dopo questa operazione nell'addome venivano introdotte bende impregnate di natron, pezzi di lino e segatura. Il corpo veniva poi ricoperto con lo stesso sale e infine unto con appositi oli balsamici (resine di conifere ed altre piante, cere d'api, oli aromatizzati ecc.).



    Al termine di questa fase il cadavere si presentava completamente disidratato seppur ancora riconoscibile. L'incisione addominale veniva allora coperta con una placca metallica detta l'occhio di Horo.



    Al termine di queste operazioni il corpo veniva strettamente avvolto con strisce di tela di lino spesso impregnate di resina; questo passaggio era molto importante sia per una durata lunga, sia per una buona presentazione del corpo.
    Sulle bende di tela venivano riportate formule magiche aventi lo scopo di proteggere il corpo e tra i vari strati del bendaggio venivano inseriti vari amuleti legati alla vita, come l'Ankh, gli scarabei e il pilastro Djed.



    Alla mummificazione seguiva il funerale vero e proprio con la sistemazione del corpo nella tomba. Le cerimonie, e la tomba, variavano a seconda dello stato sociale del defunto, da semplici inumazioni nelle sabbie del deserto a sepolture in tombe riccamente decorate e dotate di preziosi corredi funebri.
    Un esempio di tutto ciò è stato ritrovato nella sepoltura di Tutankhamon, un sovrano della XVIII dinastia, che ci è giunta praticamente intatta.


    www.anticoegitto.net/mummificazione.htm
    http://it.wikipedia.org/wiki/Mummificazione
     
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