Sembra un altro pianeta ma si trova sulla Terra : il Vulcano Dallol

02 Ottobre 2014

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  1. Sylvhia
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    Sembra un altro pianeta ma si trova sulla Terra : il Vulcano Dallol





    Situato nel nord-est dell'Etiopia, nella depressione della Dancalia, il cratere è il risultato dell'esplosione di una camera magmatica della Valle del Rift, posta sotto un importante deposito di sale, lasciato dopo che il Mar Rosso si era ritirato da questa depressione. La regione, una vasta landa salina e desertica dove le temperature possono raggiungere i sessanta gradi, è considerato uno dei posti più inospitali della terra.

    Questa vasta zona desolata è conosciuta per le sue curiose formazioni geologiche: sorgenti calde acide, montagne di zolfo, coni di sale, piccoli geyser gassosi, vasche di acidi isolate da cornici di cristalli di sale e concrezioni, di evaporiti, di zolfo, di cloruro di magnesio o di soda solidificati. Il tutto su un fondo bianco, giallo, verde o rosso ocra, colori dati dalla forte presenza si zolfo, ossido di ferro, e di vari altri minerali.



    Il sito, come i numerosi altri vulcani della zona è il risultato dell'allontanamento della placca arabica dalla placca africana con la creazione in prospettiva di un nuovo fondale marino in estensione dal Mar Rosso.

    Nella lingua Afar, "Dallol" significa "disciolto", in riferimento alle molte sorgenti acide che spesso diventano trappole mortali per animali e uomini.
    L'area del vulcano è una vasta landa salina ai cui bordi sorgono molti camini delle fate, occupata da innumerevoli sorgenti calde sulfuree, geysers, fumarole, depositi di sale e zolfo, concrezioni a forma di terrazza e di fontana. Il sale della depressione si mischia ai minerali vulcanici, come lo zolfo, per creare formazioni cristalline uniche al mondo.

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    In certe sorgenti calde si manifestano delle piccole colate di sale di bisolfiti e di zolfo. I minerali fluiscono da camini e geyser che abbondano nel sito.

    Spesso le emissioni dei geyser e delle fumarole sono tossici. Non di rado si trovano dei cadaveri di piccoli animali, nei piccoli crateri. In oltre il suolo fragile cela vasche acide e diventano delle vere e proprie trappole per animali e uomini. Altra particolarità, i piccoli geyser, presenti solo in questo luogo. Vi si notano ingiallimenti permanenti di gas sulla superficie degli stagni acidi con concrezioni a forma di spugna formata da cristalli di sale o emissioni di goccioline di acqua calda con strani gorgoglii.

    Le formazioni di camini delle fate composti di sale formano i rilievi del cratere, dando al vulcano un aspetto insolito. Queste formazioni geologiche sono state formata quando il Mar Rosso inondò a più riprese la depressione, molte migliaia di anni fa. Le evaporazioni successive dell'acqua marina, hanno formato dei depositi salini imponenti, in parte costituite da colonne di soda.



    Il Dallol, a causa delle particolari condizioni del sito, è un vulcano unico nelle sue caratteristiche, anche se in parte il vulcano dell'Erta Ale, ha forme di emissioni solforose e saline simili.
    La regione è completamente disabitata. Solo la popolazione degli Afar, vive nelle vicinanze, dove si dedicano all'estrazione del sale che poi trasportano a dorso di dromedario, nei centri abitati lontani anche centinaia di chilometri dalla depressione. Il potenziale geotermico del sito non è, per il momento, sfruttato.
    L'ultima eruzione , di tipo freatica, del vulcano risale al 1925
    ( Freatica= chiamata anche esplosione freatica o eruzione ultravulcaniana, si verifica quando il magma riscalda terra o acque di superficie; la temperatura estrema del magma (da 500 a 1.170 °C) provoca l'evaporazione quasi istantanea dell'acqua in vapore, con conseguente esplosione di vapore, acqua, cenere, roccia e bombe vulcaniche)



    Nella zona del cratere esiste una città fantasma, sono i resti dell'impianto di estrazione del potassio costruito dall'Italia in epoca coloniale, abbandonato negli anni trenta. Venne riutilizzato dagli americani negli anni cinquanta, come base scientifica e militare. Il tutto venne completamente abbandonato negli anni sessanta. Resti dell'insediamento sono ancora visibili con intelaiature di ferro corrose e arrugginite, dall'umidità acida del vulcano e progressivamente ricoperte da concrezioni prodotte dalle sorgenti calde.



    http://it.wikipedia.org/wiki/Dallol_(vulcano)
     
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