Kepler-421b l'esopianeta da Guinness dei primati, transita ogni 704 giorni

23 Luglio 2014

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  1. *Astrella
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    Kepler-421b l'esopianeta da Guinness dei primati, transita ogni 704 giorni




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    Si chiama Kepler-421b e ruota intorno alla stella Kepler-421, guardandola da una distanza media di 1,2 Unità Astronomiche e quindi più vicino alla stella di quanto Marte non lo sia dal Sole.

    La stella Kepler-421 è più fredda del nostro Sole, in misura tale che il pianeta riceve circa il 28% della radiazione che la Terra riceve dal Sole, o anche il 64% dell'insolazione di Marte. La luminosità della stella è infatti di circa il 40% di quella solare.

    La dimensione stimata per il pianeta lo porta ad avere più o meno lo stesso raggio di Urano, secondo i dati del team di Kipping. La sua temperatura, ammesso che anche la sua composizione sia simile a quella di Urano, è prossima ai 180°K. a particolarità del pianeta è dovuta proprio alla posizione, al limite della cosiddetta linea della neve.

    Si tratta di una zona all'interno del disco protoplanetario oltre la quale le sostanze volatili - data la bassa temperatura - ghiacciano dando vita a planetesimi ghiacciati che, unendosi, portano alla formazione di pianeti ghiacciati, proprio come Urano. Per stime più precise purtroppo c'è da attendere il 2016 visto che il periodo di transito del pianeta di fronte al disco è di 704,2 giorni.

    Cent’anni di solitudine, se mai su Kepler-421b sorgesse una Macondo, là durerebbero circa 193 anni dei nostri.

    Nulla di paragonabile al periodo orbitale monstre di GU Piscium b, dove le candeline si spengono ogni 800 secoli, e pur sempre un intervallo modesto anche rispetto ai 780 giorni d’una rivoluzione marziana.

    Ma fra tutti gli esopianeti individuati grazie al metodo del transito (quello utilizzato dalla sonda NASA Kepler, protagonista della scoperta), Kepler-421b è indubbiamente quello sul quale un anno dura di più: 704 giorni separano infatti due occultazioni successive della stella madre.

    Un intervallo sufficiente a far entrare a pieno titolo Kepler-421b nel sempre più vario, e sorprendente, Guinness dei primati extrasolari.

    Ed è proprio questa peculiarità, ovvero l’aver individuato un simile esopianeta con la tecnica dei transiti, a giustificare l’interesse per la scoperta.

    Interesse che non sta certo nel record di durata, quanto nella difficoltà di osservare il fenomeno. «Imbattersi in Kepler-421B è stato un colpo di fortuna», ammette David Kipping, dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, primo autore dell’articolo (non ancora pubblicato) che descrive la scoperta.

    «Più un pianeta è distante dalla sua stella, più è raro che si possa osservarne il transito dalla Terra: l’allineamento dev’essere esattamente quello giusto».


    Un colpo di fortuna, ma anche un premio alla tenacia. La sonda Kepler ha osservato quella porzione di cielo ininterrottamente per quattro anni, registrando meticolosamente le variazioni di luminosità (dovute all’occultazione da parte dei pianeti) di circa 150mila stelle.

    Ebbene, nell’arco dei quattro anni, la luminosità di Kepler-421 – la nana arancione che ospita l’esopianeta, a circa mille anni luce da noi, nella costellazione della Lyra – è calata due volte soltanto. Una vera rarità, considerando che la maggior parte degli oltre 1800 esopianeti scoperti da Kepler hanno periodi orbitali alquanto brevi: poche decine di giorni, se non addirittura una manciata di ore.

    La lunga durata d’un anno su Kepler-412b, le cui dimensioni sono paragonabili a quelle di Urano, è legata alla distanza dalla stella madre, stimata attorno ai 177 milioni di km. Numeri che, sommati alle caratteristiche fisiche della stella, suggeriscono un mondo dalle temperature glaciali: circa 93 gradi sotto zero. E che situano Kepler-412b – altro primato degno di nota – al di là della cosiddetta “frost line” (o “snow line”): il confine virtuale che separa la regione entro la quale si formano i pianeti rocciosi da quella dove hanno origine i giganti gassosi.

    Nel nostro Sistema solare, per esempio, andrebbe tracciata fra Marte e Giove. Una linea di demarcazione cruciale per gli astronomi, in quanto è solo al di là della frost line che i grani di ghiaccio all’origine dei pianeti gassosi possono addensarsi senza che l’acqua evapori.

    E allora come si spiegano tutti quei giganti gassosi in orbita strettissima attorno alle loro stelle madri? I teorici propendono per un processo di migrazione: poco dopo essersi formati, abbandonerebbero la periferia per trasferirsi verso l’interno del proprio sistema.

    Un processo che non sempre avviene, però: almeno questo è quanto l’esistenza stessa di Kepler-412b suggerisce agli scienziati. «Fra tutti quelli scoperti con la tecnica del transito», osserva infatti Kipping, «questo è il primo esempio di gigante gassoso potenzialmente non soggetto a migrazione».


    Fonte: http://www.diregiovani.it/rubriche/scienti...ness-primati.dg
     
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