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*Astrella.
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Ganvié - La citta' sul lago in Africa
In Benin c’è un villaggio soprannominato la Venezia d’Africa. Si tratta di Ganvié, che significa “la comunità di coloro che finalmente hanno trovato la pace”, insieme di palafitte costruite sul lago Nakouè.
Un villaggio nato nel XVIII secolo dove la popolazione vive di pesca e si sposta utilizzando delle piroghe. Anche il mercato è galleggiante. Di Venezia ha solo in comune il fatto di essere sull’acqua.
Ma il fascino che trasmette Ganviè è ugualmente unico nel suo genere.
Il villaggio ha origine nel XVI secolo, fondato dal popolo Tofinu che si stabiliti sul lago per sfuggire alle vicine e aggressive tribù, la cui religione vietava ai propri guerrieri di addentrarsi nelle acque.
Ganvié è la città lacustre più grande dell'Africa, dista circa 25 Km da Cotonou. Gli abitanti vivono in abitazioni costruite su palafitte in mezzo al lago di Nokoué, un grande bacino di oltre 150 km quadrati di pochi metri di profondità.
Sulle sue rive vivono circa 65.000 persone distribuite in circa quaranta piccoli villaggi. E' suggestivamente denominata 'la Venezia Africana'. La vita della comunità si svolge totalmente in acqua, che non manca certo, ed e' salata (il lago è collegato al mare attraverso un canale).
La leggenda che tratta della nascita di questo suggestivo centro abitato, narra che il popolo Tofinou fu costretto a fuggire dai Fon di Abomey, composto da guerrieri e trafficanti, per non essere reso schiavo. Il Re dei Tofinou, Agbogdobé, che aveva grandi poteri voudun, si trasformò in uccello (uno sparviero) per mettersi in salvo. Sorvolando la laguna, scoprì l'isola di Ganvié.
La sua gente, però, restava sulla riva, così si trasformò in coccodrillo e portò sul dorso tutti gli abitanti. Le usanze Fon proibivano ai guerrieri di spingersi nelle acque, così i Tofinou sfuggirono alla cattura. Il nome Ganvié deriva dalla lingua Fon Gan (salvezza) Vié (collettività) e significa: 'la comunità è salva'.
Vive di pesca e acquacoltura, e ricorda maledettamente l'origine di Venezia, alla cui immagine si lega nel richiamo del turismo internazionale, economicamente sempre più rilevante.
Dal 1996 è patrimonio mondiale dell'UNESCO, esattamente come la vera Venezia.
Scuole, uffici, negozi sono palafitte di legno e bambù. Solo il cimitero è sulla terraferma, su un piccolo isolotto che emerge dalla laguna. Una raccomandazione va fatta ai visitatori: è meglio scattare fotografie solo dopo aver ricompensato gli abitanti del posto.
La gente, diffidente ma coloratissima per i vestiti e i volti dipinti, pesca nelle acque basse della laguna, scambiandosi la merce tra le piroghe, che rappresentano l’unico mezzo di comunicazione di un grande centro abitato senza strade, auto, servizi di alcun tipo.
Ganvié si visita in barca. Ci sono due possibilità per spostarsi nella grande laguna. La prima opzione è la piroga a motore che naviga attraverso i canali più grandi e segue un itinerario ben definito. Il tour dura almeno tre ore.
In alternativa si può noleggiare una piroga a motore per spingersi fino ad Agueguè, all’estremità est della laguna, non lontano da Porto Novo, capitale del Benin. L’escursione dura una giornata. Nel centro del villaggio uno dei più grandi canali è stato ribattezzato “rue de amoreux” (via degli innamorati): è qui che all’imbrunire i giovani si riuniscono per giri romantici in piroga mentre il sole si abbassa sulla laguna.
Fonti: www.oggiviaggi.it/23430/in-piroga-t...itte-di-ganvie/
http://www.sempreinmoto.it/mototouring-wes...n_ganvie1.shtml.